Scruto scritture di foglie sul prato
come tremanti viscere l’aruspice
d’altra stagione di funghi verrà
a liberarmi letizia d’incontri
con prataioli e chiodini.
– Sarà non sarà -, quali sentenze appannate
di sibille m’echeggiano a risposta
mentre frugo con gli occhi le ramate
foglie e preparo il riso dell’invenzione
d’un bizzarro baschetto di velluto.
E sconosciuti sussulti di vita
stendono velo pietoso sul dubbio,
nell’aria gonfia di pioggia,
bastandomi
pochi passi di prato ad appagare
in parabola tutto il mio andare.
25 ottobre 1993